Abbiamo scelto di essere educatori, di condividere con i ragazzi il significato delle esperienze della vita, di tutto ciò che accade, anche la straordinarietà di questi giorni.
Pensiamo sia importante offrire anche in questi giorni, anche ai ragazzi, pur se a distanza, una cornice simbolica che consenta loro di riconoscersi nello spirito della Promessa.
In questo tempo sospeso e dilatato ci viene chiesto di usare la fantasia, creatività e cura per superare gli schemi a cui siamo abituati, valorizzando anche il “nuovo quotidiano”, mantenendo al centro la relazione con i ragazzi e il bisogno di riconoscersi ancora comunità.
Come possiamo continuare a condividere spazi di educazione e relazione, per proseguire la nostra “vita di Branca”?
Vi offriamo un tentativo di risposta a questa domanda.
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SPAZI DI BRANCA
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Il saluto dell’autrice del libro “Giordano del faro”
(Janna Carioli)
Cari ragazzi,
Sapete che Giordano esiste davvero?
Adesso è un uomo, ma sono stati i racconti che ho ascoltato della sua infanzia, trascorsa abitando dentro un faro dell’Isola d’Elba, che mi hanno suggerito l’idea di scrivere questa storia. E Marina Marcolin ha saputo tradurre nelle immagini la dolcezza e la speranza.
Ho cercato di raccontare la vita di Giordano, che, in un contatto stretto con la natura, non ha mai rinunciato alla voglia di conoscere gli altri, di sapere “chi c’era al di là del mare”, a stringere rapporti significativi.
Ci sono davvero tante similitudini con quello che stiamo vivendo in questi giorni.
Un faro è un simbolo di solitudine. Chi vive lì è isolato, come lo siamo noi in questo periodo. Ma se ci pensate, il faro è qualcosa che manda luce, per aiutare gli altri ad arrivare sani e salvi nel porto.
La luce che ognuno di noi, “piccolo faro di città” può mandare in questo periodo, sono le parole, i messaggi, i video, le lettere, i segnali di presenza, che aiutano gli altri a sentirsi meno soli e a tracciare rotte che, una volta finita la tempesta, ci permetteranno di incontrarci di persona.
E il mare attorno, cos’è se non la rete informatica che, per fortuna ci unisce attraverso lo spazio e che porta a destinazione i nostri messaggi in bottiglia?
Guardiamo lontano, ragazzi. Per fortuna esiste l’orizzonte.
Vi abbraccio… per ora a un metro e mezzo di distanza, ma un domani, (speriamo presto), di persona. Sarà quello il nostro porto di approdo.
Janna Carioli